
Le mutilazioni genitali femminili sono interventi diffusi in Africa e certe parti dell’Asia che vengono effettuati sugli organi genitali delle bambine o adolescenti per finalità non terapeutiche ma per motivazioni sociologiche e culturali.
Si possono distinguere quattro tipi di MGF:
- CLITORIDECTOMIA: asportazione parziale o totale del clitoride e/o del prepuzio;
- ESCISSIONE: asportazione totale o parziale del clitoride e delle piccole labbra, con o senza asportazione delle grandi labbra;
- INFIBULAZIONE: restringimento dell’orifizio vaginale attraverso una chiusura ermetica coprente creata tagliando e avvicinando le piccole e/o grandi labbra, con o senza escissione del clitoride;
- NON CLASSIFICATO: tutte le altre pratiche dannose per i genitali femminili condotte per scopi non terapeutici (incisioni, raschiature, cauterizzazioni etc.).
In Italia ed in molti altri stati queste pratiche costituiscono reato e gli autori sono perseguiti penalmente. Tali interventi sono dolorosissimi e hanno conseguenze irreversibili e dannose sul corpo delle donne. In alcuni casi le MGF possono portare alla morte perché vengono praticate in totale assenza di condizioni igieniche adeguate causando infezioni che si rivelano poi letali.
Le MGF costituiscono una grave violazione dei Diritti umani delle bambine e delle donne perché sono pratiche altamente lesive della loro integrità psicofisica. In particolare, le minori non possono prestare un libero consenso e sono costrette, a volte con la forza, a sottoporsi a questi interventi brutali.
L’insorgere di tali pratiche è da ricondurre a società patriarcali desiderose di esercitare un potere di controllo sulla sessualità femminile perché le famiglie devono consegnare la loro figlia come sposa e deve essere illibata. Per essere illibate occorre passare attraverso l’infibulazione o l’escissione. Se non hai questi requisiti vieni restituita come si fa con la merce difettosa.
Molto è stato fatto per combattere queste pratiche oscene ma non è ancora abbastanza. Purtroppo, le MGF continuano ad essere praticate non solo nei Paesi di origine ma anche nei vari Paesi in cui le famiglie migrano e l’Italia è uno di questi. Non possiamo permetterci di abbassare la guardia né tantomeno di volgere lo sguardo altrove. Immaginatevi che vostra figlia sia violata nelle sue parti intime con un coltello arrugginito. Immaginate il suo dolore, il sangue, le sue lacrime e la menomazione che si porterà appresso per il resto della sua vita. Non credo che riuscireste a rimanere indifferenti. Allora indignatevi anche per questi trattamenti riservati alle figlie degli altri e prendete posizione. L’unico strumento che abbiamo è la parola. Parliamone, nei vostri post su FB o Twitter, aderite alle campagne attivate dalle associazioni che si occupano specificatamente di tale argomento, insistete perché se ne parli nelle scuole frequentate dalle vostre figlie. Parlatene con la vicina di casa, con le vostre amiche mentre vi fate l’aperitivo. Organizzate un evento e raccogliete fondi per una campagna. Diffondere consapevolezza. Questo possiamo fare e non ci costa nulla. Sono figlie di tutte noi e non hanno armi per difendersi. Sono bambine e non hanno voce per dire no. Facciamolo noi per loro.